… Il tempo è quando la vita muore…

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Auotopresentazione: esperienza di congiunzione tra il creare e il divenire

Lasciai l’Italia per andare in Africa poi in Francia e negli Stati Uniti.
Oggi lavoro a Carrara.
Poichè l’arte nasce da una necessità interna, facendo un percorso in verticale, dal profondo, mi sono sempre chiesta, sia ch’io fossi a Roma o a New York, in Guinea o a Parigi, se io stessi deviando da una mia dirittura di vita, se io fossi
responsabile del declino del tempo, della durata delle cose…
Quando iniziai a dedicarmi alla scultura, intuii l’importanza di avere dei points de repere per definire l’opera d’arte . Unità, intensità, continuità, sono i miei tre parametri, i segni della mia verità. Come dire: “io sono” là dove esiste rapporto di vita reale e di espressione artistica, dove si stabiliscono esperienze di relazioni umane con le immagini create e di rapporti artistici con il mondo circostante. Relazioni e rapporti che rispecchiano l’immaginario comune e il mondo delle cose decidendo l’asse focale dove il tempo empirico dell’immediata espressione converge in un tempo unico: il tempo reale, il tempo della creazione. Ho sempre paura di perdere il mio tempo reale.
Se rammemoro i temi delle mie opere precedenti come “Basso-Rilievi oggi”, “Sul Bordo della Pietra al Bordo della Scultura”; del progetto “Il Muro: 10 Elementi, 10 Comandamenti”, e di varie altre ricerche, prendo coscienza di come il vero filo d’Arianna che conduce ai temi delle ultime opere “Time over Time”, “Traces”, “Feeling of Black” sia l’attimo creativo, l’attimo Kairos.

Perfetto supporto architettonico, dimensione “geometrico astratta” ove nulla è a caso. Il pensiero diventa percezione per definirsi senza memoria né nostalgie.

Quell’attimo creativo, nel mio frammentato presente, è un tragitto attraverso labirinti oscuri fatti di sussurri, di eventi di vita e di morte (Sarcofago ISarcofago II), di materia e colore (Metro di misura). Necessito di un “Silenzio” assoluto per ascoltare, di un “Buio” intenso per vedere, di un “Profondo” infinito per sentire.
Alla fonte dell’esperienza, ne sono certa, il tempo col suo precedermi ha già compiuto la sua opera su quelle superfici da sempre perfette. Così faccio percorsi già consumati, ritrovo “Tracce” di colore, “Tracce” senza segni.

Unisco e distinguo, separo e congiungo ove la mente e lo spirito si accordano con tutto quello che gli si oppone. Non per un ordine selettivo o per scelta estetica, ma perché la natura stessa, la dov’è l’errore, si perfeziona e diventa paradigma fondamentale: Natura-Tempo.
La natura come arte interviene modificando superfici incise, tagliate tra spessori inquietanti, scavate tra ricordi stratificati, levigate tra paure nascoste. Poi emerge, improvvisamente, come un continente dell’oceano: l’opera è ma non più in me. Il tempo porta via tutto. Tutto trasforma nel tempo della “storia” (Time over Time): immagini di storie vissute, poesie non dette, amori dichiarati, lacrime solidificate, politiche distorte.

Questa “excusatio” è un pre-testo che propone il mio lavoro di scultore mediante/come lettura di alluse esperienze intime.
Le sculture sono state realizzate tra il 1990 e il 1995, e si susseguono cronologicamente, in evoluzione, così come ha voluto il tempo reale di ciascuna di esse.